Il museo ‘Solomon’ – inaugurato nel 2018 – è dedicato alla memoria dell’Olocausto e, in particolare, agli ebrei della città di Berat.
Situato sulla strada principale del castello, il museo si concentra principalmente sui più di 600 ebrei salvati durante la seconda guerra mondiale a Berat. Inoltre, mira a portare alla luce testimonianze di un periodo di quasi 500 anni, dal 1520, quando si pensa che le prime 25 famiglie ebree arrivarono a Berat dall’Italia e dalla Spagna.
Il museo
Fondato da Simon Vrusho (deceduto pochi mesi fa), è oggi portato avanti dalla sua compagna Angjelina:
“Venti anni di lavoro e tre di pensione: tanto è servito a mio marito per aprire il museo. Dopo la sua morte, ho giurato che avrei continuato a tenere aperto il museo che lui ha fondato praticamente da solo, con tanto amore, passione e dedizione.” – ha affermato Angjelina a BIRN.
Il piccolo museo è divenuto in poco tempo una nuova attrazione per turisti albanesi e non nella città di Berat; la stessa Angjelina ha aggiunto per BIRN che dalla sua fondazione il museo ha accolto più di 4000 visitatori da 41 paesi del mondo.
Il museo raccoglie foto, fac-simile, documenti originali e tanto altro, frutto del lavoro decennale di Simon Vrusho. Grazie a questo suo lavoro di ricerca, il museo permette di esplorare il mondo degli ebrei a Berat, a partire dai nomi di coloro salvati durante la seconda guerra mondiale per arrivare alle foto delle famiglie albanesi che li hanno ospitati.
“Lavoro e ricerca in ogni luogo per scoprire la verità, perché vi sono anche altre famiglie che affermano di aver ospitato ebrei che però non sono esposte in questo museo poiché non dispongono di una documentazione ufficiale. Ogni cosa esposta qui è documentata.” – continua Angjelina ai microfoni di BIRN
Per il suo lavoro, il ricercatore Simon Vrusho è stato insignito del premio ‘Uomo dell’Anno 2018’ dal municipio di Berat per “il suo contributo nell’apertura del museo Solomon”, il primo museo dedicato agli ebrei nel nostro paese.
Un futuro incerto
Dopo la perdita del marito, tuttavia, per Angjelina è diventato sempre più difficile tenere aperte le porte del museo. L’affitto del locale che ospita il museo è pagato fino a settembre, per il futuro Angjelina spera di trovare un supporto:
“Qualche piccolo aiuto è già arrivato, ma non so quale sarà il futuro di questo museo.” – dichiara Angjelina a BIRN.
Nella maggior parte dei casi, i turisti arrivano nel museo già muniti di guida facilitando le cose per la proprietaria. Quando, invece, i visitatori arrivano senza guida, l’ausilio è rappresentato dalle didascalie in inglese presenti nei riquadri d’esposizione.
All’entrata del museo c’è una piccola scatola in cui ogni visitatore può contribuire economicamente in modo volontario; un piccolo gesto che per Angjelina vuol dire tanto, perché anche da questo dipende il futuro del museo.