Avventure in Albania. Vi racconto il mio viaggio nelle Alpi Albanesi

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Sono partita da Tirana con il furgone che fa la linea di Koman. A bordo eravamo un mix di turisti e gente del posto, ad un certo punto sale un signore con in mano un cifteli (mandolino).
Li ho chiesto se potesse suonare e cantare per noi e lui ci ha accontentati.

Lungo la strada abbiamo potuto vedere i riservati di pesce Krap, sembrava davvero un mosaico nel lago presso Vau i Dejes.

Arrivata a Koman, la guida mi aspettava dandomi il benvenuto davvero caloroso e poi ci siamo imbarcati sul traghetto per attraversare il lago di Koman.
Tutto il viaggio sul traghetto è stupendo, delle facciate del lago e delle montagne davvero da sogno.

I ragazzi dello staff hanno cercato di accontentare una cliente impegnativa come me che voleva fare delle foto un po’ ovunque oltrepassando alcuni spazzi che normalmente i passeggeri non dovrebbero oltrepassare (ok, ero un po’ raccomandata).

A Fierze c’era il furgone che ci aspettava e ci portava direttamente a Valbone. Il viaggio era carino, tra fiume Valbona dall’acqua limpida, boschi e le alpi che restavano orgogliosi davanti a noi mentre noi ammiravamo la loro maestosità.

I colori tra il blu dell’acqua del fiume, il verde dei boschi, il grigio delle montagne rocciose con il bianco della neve che gli rinfrescava il fronte avevano creato il quadro più bello che mai possa togliersi dalla memoria umana.

La guest House era carina, stile tradizionale delle case di quella zona, era costruita di pietre della zona rivestita dentro in legno. I letti Erano in legno e molto comodi, la vista dalla finestra o dalla porta vetrata era stupenda. Come disse Heidi “ci sorridevano i monti”.

Il cibo era maggiormente prodotto da loro, partendo dalla carne, patate, formaggi, ricotta, marmellata, miele, raki ect, quindi quasi tutto bio e molto saporito.
Essendo un giorno settimanale non era troppo affollato quindi abbiamo preso la situazione in mano mettendo la musica che più ci piaceva e abbiamo ballato fuori in terrazza spensierati, insegnando anche ai turisti i balli tradizionali albanesi.

I proprietari della guesthouse ci hanno messi a disposizione un cifteli per chi voleva impegnarsi a suonare o chi come me voleva semplicemente fare la foto.
Nel pomeriggio, dopo aver riposato siamo andati a visitare il laghetto di Xhema, il vecchio Mulino del paese, il fiume Valbona.

La mattina dopo, tristi di dover lasciare Valbone ma carichi per una nuova esperienza, quella del passaggio di trekking da Valbona a Theth, siamo partiti entusiasti.

È inutile dirvi ancora che i paesaggi durante quel percorso erano mozzafiato, così rilassanti che ti facevano dimenticare del tutto la stanchezza di quella salita.

Siccome il sentiero di Valbone era di alta neve ghiacciata e molto pericoloso da perdere la vita abbiamo fatto una salita dritto per la cima di Valbone.
In quanto bello e pieni di adrenalina, senza la nostra guida locale non ce l’avremmo mai fatta.

Era come se il mondo non esistesse più, c’era solo quel pezzo di paradiso e andava goduto fino alla fine.

La nostra guida, Franko, era un ragazzo trentenne nato e cresciuto in quella zona del nord Albania, era pratico e conosceva bene le montagne, molto bravo e capace di gestire ogni situazione, ci ha fatto sembrare quel passaggio meno difficile di quanto ci fosse realmente.

Ogni tanto ci faceva ridere, ogni tanto ci prendeva per mano quando avevamo difficoltà a salire sulla neve.

Una volta arrivati in cima, consapevoli ormai che avevamo superato il pericolo eravamo molto più rilassati quindi la discesa per Theth l’abbiamo fatta prendendo tutto il tempo necessario, fermandoci a raccogliere dei fiori bellissimi, sdraiandoci da qualche valle osservando le montagne, con il rumore dell’acqua e degli uccelli in sottofondo.

Una volta arrivati a Theth, i proprietari della guest house ci hanno accolti con dei grossi sorrisi, facendoci ridere con le loro battute.
Siccome eravamo con l’adrenalina a mille, siamo partiti direttamente per l’occhio blu, un’altra bella camminata di salite e discese che vale la pena visitare.
Si chiama l’occhio blu, poiché c’è un piccolo laghetto che alla fonte è molto più profondo e di un colore blu intenso che si sfuma poco a poco dando cosi l’impressione di un occhio.

Ci siamo divertiti, abbiamo scattato chissà quante foto, abbiamo conosciuto tanta altra gente per strada, c’era chi tornava e ci dava coraggio che la strada non era troppo lunga, chi andava e chiedeva coraggio per poter proseguire il viaggio, chi ancora indossava delle scarpe come per passeggiare a lungomare…
La cena era sempre di cibo tradizionale molto gustoso, e anche per me essendo celiaca non ci sono stati problemi, poiché ho chiesto cosa volevo magiare e come prepararlo e sono stati disponibili e gentili.

Dopo cena, in giardino hanno accesso un grande falò, hanno messo la musica alta dandoci la possibilità di ballare ancora.
Il terzo giorno, ci siamo svegliati facendo colazione veloce e siamo corsi verso la chiesa del paese, la torre di faida, la cascata di Theth.

Avevamo anche il tempo per prenderci un ultimo caffè in quel posto da sogni prima di partire.

Ce ne siamo andati con il cuore pieno di gioia per tutta l’esperienza che abbiamo avuto in questo tour e innamorati di quei posti.
Non vedo l’ora di ritornare ancora tante altre volte!

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