L’Albania, una terra magnifica: la testimonianza di un turista francese

Nel 1938, la rivista francese "L'Escargot : campeurs du Touring-club de France" pubblicò la meravigliosa e sorprendente esperienza di un turista nell'Albania del re Zog.

Escargot Camping Albania

L'Escargot : campeurs du Touring-club de France - Camping en Albania

Nel 1938, la rivista francese “L’Escargot : campeurs du Touring-club de France” pubblicò la meravigliosa e sorprendente esperienza di un turista nell’Albania del re Zog.

Inizialmente il cittadino francese parte impaurito verso l’Albania, poiché gli era stato riferito come il Paese delle Aquile fosse un posto pericoloso. Dopo il suo arrivo in Albania, tuttavia, il cittadino rimane incantato dalla bellezza del paese e dall’accoglienza.

Il racconto per la rivista

L’Albania è un paese favoloso per il campeggio e quest’ultimo è il modo ideale per viaggiare in tranquillità in Albania, visto che gli hotel non sono così numerosi. In questo affascinante piccolo paese europeo senza ferrovie, le maniere e le tradizioni sono conservate con tutta la loro semplicità medievale.

Per muoversi in questo regno, nel quale il re Zog viene considerato un salvatore, bisogna passare attraverse strade alquanto difficili che necessitano di macchine forti e potenti. La migliore ospitalità è riservata ai francesi, visto che da queste parti siamo molto rari.

Quindi, dato che la Francia manca di pubblicità per questo posto, consiglio ai vacanzieri di recarsi in ambasciata, perché amplieranno la loro rete di amicizie. Il momento ideale per viaggiare oscilla dalla primavera alla fine dell’estate.

Venendo dalla Jugoslavia, siamo entrati in Albania da Scutari che si trova sul bordo di un lago. E’ mercoledì, la città vibra. E’ il giorno del mercato. La folla è molto varia. Immagina una strada principale dove camminano musulmani, cattolici e ortodossi, tutti vestiti di bianco, una sorta di stile nazionale.

Molte persone dai campi e dalle montagne circostanti vengono a vendere, scambiare e comprare. Dai loro visi e dai loro costumi, si nota quanto sia aspra, difficile e povera la loro vita. Su una collina con vista sulla città e sul lago, si trova un vecchio castello, che risale all’età illirica-romana.

Kruja, la città santa ai piedi della montagna, fu la culla dell’eroe nazionale Scanderbeg, simbolo dell’indipendenza che nel XV secolo resistette agli invasori turchi. Curiosa questa città con il suo bazar, dove ci sono negozi su entrambi i lati.

Tirana è la capitale. Non è sicuramente grande ma ha almeno un milione e trecentomila abitanti. La città moderna è ad ovest, dove i ministeri sono tutti raggruppati in una bella piazza. Ma i vecchi quartieri sono più attraenti. Nei vicoli vediamo molti artigiani che lavorano cuoio, pelliccia, ferro e rame, mentre gli argentieri lavorano gioielli d’argento.

Per raggiungere le regioni selvagge degli alti laghi di Ocrida e Prespa, dobbiamo salire fino alla valle di Shkumbini, attraverso una strada molto brutta. Nel sud dell’Albania, che è certamente il meno visitato, circumnavighiamo le montagne. Le numerose località turistiche si estendono sulle colline o in fondo alle valli.

Panorami meravigliosi. Piccoli villaggi con tetti piatti dominati da torri. La sera, nei vicoli illuminati dalle lampade ad olio, osserviamo la vita delle persone di montagna, che continuano a far indossare il velo alle loro mogli, rispettando la mezzaluna dell’Islam.

Prima di arrivare nel mare Adriatico a Valona, abbiamo dovuto attraversare una strada terribile. Abbiamo rotto il tubo di scarico e il batteria, anche se questo non è di particolare importanza.

Una piccola sosta ad Apollonia, un’antica città greca in via di scoperta, dove scopriamo che è un francese a gestire gli scavi: questo ci rende felici. E’ vero, più lasciamo il nostro paese e più lo amiamo.

Accanto alla città c’è un piccolo monastero ortodosso di architettura bizantina. Solo pochi monaci vivono tra queste mura; loro ci offrono il caffè e ci invitano a lasciare un ricordo nel libro degli ospiti. A pochi chilometri da Valona, il nostro campo si erge maestoso tra le montagne e il mare. Prima di cena, sull’Adriatico, ci concediamo un aperitivo.

L’ultimo tappa, davanti a noi! Dopo alcune peripezie per la strada, ecco finalmente la collina. Il paesaggio cambia completamente e il mare appare nuovamente, verso sud. Sembra quasi che la montagna si sta buttando tra le onde del mare. La discesa è emozionante: con la prima e con i freni premuti, incontriamo difficoltà nelle curve.

Dopo molte emozioni di diverso genere, raggiungiamo il villaggio di Dhërmi, nella valle piena di cipressi. I residenti sono completamente cambiati, i costumi sono più semplici e domina il nero. Le persone sono felici di vivere in questa zona umida.

Continuiamo a viaggiare sulla riviera albanese, che non ha nulla da invidiare a quella francese e italiana. Secondo me, è ancora più attraente perché  è più selvaggia. Nessun locale o casinò potrà mai sfigurare questa bellissima natura.

Ed ecco Saranda. Per tredici giorni abbiamo avuto il tempo di visitare il regno d’Albania da ovest a est, da nord a sud. E’ già finita purtroppo, ma i nostri ricordi sono dentro di noi e si tengono in vita. Amici albanesi, torneremo di nuovo.

L’articolo è stato originariamente pubblicato in lingua albanese sul quotidiano ‘Shqip‘, da Aurenc Bebja.

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