Albania, numerose specie di uccelli sono emigrate nel parco Divjakë-Karavasta

Parco nazionale Divjakë-Karavasta, Albania

Parco nazionale Divjakë-Karavasta, Albania

Numerose flotte di uccelli migratori si sono dirette verso il parco nazionale di Divjakë-Karavasta. L’afflusso numeroso ha fatto sì che un gruppo di studiosi si mobilitasse per contarli con precisione.

Le diverse specie

Alcune diverse specie di aquile sono state avvistate per la prima volta dagli studiosi, come l’aquila di palude, l’aquila pescatrice o l’aquila macchiata.

Per questo e molto altro, questa zona – se preservata dalla costruzione e dagli insediamenti urbani – può trasformarsi in un’attrazione per il turismo invernale. Non a caso, infatti, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di preservare l’habitat, in quanto l’area può divenire un’importante meta turistica.

Tuttavia, dopo le loro lunghe migrazioni, diverse specie di uccelli rischiano di essere uccisi dai cacciatori. Casi sporadici che, nonostante l’impegno di istituzioni e del governo, continuano ad accadere.

Gli uccelli che migrano verso il parco nazionale di Divjakë-Karavasta, sono parte delle specie che dall’Europa migrano verso l’Africa. Molte di loro tornano negli stessi posti, approfittando di cibo, riparo e acqua.

Il parco rappresenta la zona più importante per gli uccelli in Albania, in quanto sono distribuiti in un mosaico di habitat come zone umide, acque costiere, boschi e fiumi.

Il fenomeno della caccia illegale

La caccia illegale in Albania continua ad essere presente nelle riserve naturali. Da sottolineare, tuttavia, che i casi identificati sono sporadici e significativamente più bassi rispetto al 2014, quando i divieti vennero attuati.

Il divieto, in vigore fino al 2021, è efficace per lo più nelle aree protette, dove i controlli sono condotti regolarmente. Ma ci sono anche altri problemi.

Gli esperti affermano, infatti, che la riforma territoriale del 2015 e il decentramento della gestione forestale (che ha spostato l’amministrazione della caccia nelle unità di governo locali, causando responsabilità sovrapponibili) stanno aumentando il rischio non sostenibile delle risorse naturali a causa di mancanza di conoscenza e di istruzione.

Nel rapporto, inoltre, si dubita anche della motivazione del governo a far rispettare il divieto, in quanto sostiene che le persone al governo svolgono in prima persona attività di caccia.

Nel 2017 sono stati segnalati 25 casi di abusi, principalmente relativi alla caccia e al disboscamento illegali anche in aree protette; si stima che dozzine di altri casi non sono stati segnalati siano avvenuti poiché un considerevole numero di abusi sono stati pubblicizzati come trofei sui social network dagli autori stessi, apparentemente inconsapevoli delle conseguenze legali che includono pesanti multe o addirittura anche la detenzione in prigione.

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