Saranda e Butrinti

Butrint, sito archeologico a Saranda

Butrint, sito archeologico a Saranda

Una coppia di sposi sorride al fotografo sul lungo mare: la giornata è calda e soleggiata, l’orlo dell’abito bianco svolazza nel vento di maggio. Nemmeno a farlo apposta questa prima immagine da cartolina su cui cade l’occhio al nostro arrivo sembra confermare quanto tutte le guide turistiche affermano: Saranda è la meta prediletta delle coppie in luna di miele.

Rinomata località di villeggiatura, situata nella parte meridionale del Paese a pochi chilometri, appena ventisette, dall’isola greca di Corfù, è una città tranquilla e pittoresca, con l’abitato disposto a ferro di cavallo, le case che scivolano lungo i fianchi della collina, le imbarcazioni che ondeggiano nella baia, e la gente che passeggia rilassata.

Anticamente la città era conosciuta con il nome di Onhezemi, la cui fondazione si fa risalire al I secolo d.C., entrando poi nella grande comunità dell’Epiro qualche secolo più tardi. Durante il Medioevo, prima della conquista turca, fu un’attiva comunità cristiana, sede del Vescovado, che intratteneva stretti rapporti con Roma e con il papa.

Durante il X secolo la popolazione si spostò verso Gjastha. È a questo periodo che risale la fondazione del Monastero dei Quaranta Santi (Ayii Saranda), da cui la città ricevette il nome attuale. Nel 1939, quando l’Albania era protettorato italiano, Saranda divenne Porto Edda, in onore della primogenita di Mussolini, toponimo abbandonato al termine della seconda guerra mondiale.
Durante il regime comunista la città ebbe uno sviluppo limitato ma aumentò significativamente il numero dei suoi abitanti, che si stabilizzò poi sugli attuali 12.000.

Come accade in tutto il Paese anche Saranda sta vivendo un periodo di boom edilizio, in parte cominciato prima che il governo approvasse piani regolatori per porvi una limitazione e salvaguardare l’ambiente: purtroppo quindi alberghi e quartieri residenziali sono spuntati un po’ dovunque su entrambi i lati del litorale, anche se, bisogna ammettere,  l’insieme rimane comunque piacevole.

Le quattro vie principali, che descrivono un arco intorno alla baia, racchiudono non sono le attrattive culturali della città, ma anche la maggior parte dei negozi e delle banche. La fortezza di Onhezemi del IV secolo a.C. è il monumento più importante: era un grandioso edificio a pianta pentagonale che si affacciava sul mare.

I resti delle mura si trovano nel centro della città: delle venti torre difensive ne sono rimaste otto, e, unico pregio, un mosaico, datato III secolo d.C., un oasi fiorita di animali, figure mitologiche e geometriche. La città rimane però famosa per le sue spiagge, quelle in prossimità del lungomare sono piccole e sassose, mentre nei dintorni ci sono Krorez e l’insenatura di Kakomé, di sabbia bianca e sottile che si affacciano su un mare cristallino, contigue ed entrambe raggiungibili via terra.
Di raro fascino sono Ksamil, e il famoso Occhio Azzurro.

Il primo è un  piccolo arcipelago di isolotti, staccatisi dalla terra ferma per un processo di erosione durante il jurassico e raggiungibili solo via mare (in estate non sarà difficile trovare un passaggio su una delle numerose barche che si offrono di trasportare i turisti). La più grande delle isole ha una superficie di circa cinque ettari, le altre sembrano più che altro delle rocce emerse, con le loro rocce frastagliate e una folta vegetazione di macchia mediterranea.

Il secondo è un laghetto d’acqua blu che ricorda l’iride di un occhio, con ha una portata di sei metri cubi, una profondità sconosciuta e un bellissimo bosco di querce, ideale per i picnic, che lo circonda come un giardino. Proprio nei pressi di questa fonte si trova la chiesa di Mesopotam, l’unica di culto bizantino conservatasi nel Paese e risalente al XIII secolo: un mosaico composto dall’alternarsi di mattoni, pietre e mattonelle, circondato da curiose statue, la chimera, il cane, il leone, le palme si alternano lungo il perimetro.

Gli interni sono molto suggestivi: le absidi e gli altari sono ricoperti di pitture murali, mentre la pavimentazione alterna lastre di pietra e mosaici. Aperta ancora oggi per il culto, potrebbe invece risultare difficile visitarla in altri orari. Assolutamente impedibile per gli amanti della storia antica il sito archeologico di Butrinti.

Annoverato tra i patrimoni dell’Unesco e situato a soli 15 chilometri in direzione sud da Saranda, questo paesino racchiude ben 1500 anni di storia, conservando resti di monumenti databili ad epoche molte diverse, dalla metà del primo millennio a.C. fino al dominio turco.

I primi moderni scavi archeologici cominciarono nel 1928 per volere di Mussolini, che affidò la spedizione al professore Luigi Maria Ugolini e riportò alla luce la parte romana ed ellenistica della città, comprese le porte greche, chiamate “Scee”, in onore dell’opera di Omero. I lavori furono interrotti solo nel 1943 a causa della guerra.

Durante il comunismo, quando le missioni straniere furono bandite, fu l’Istituto Albanese di Archeologia ad occuparsi degli scavi.
Il Battistero e la Basilica sono testimonianze di rara bellezza, risalenti all’età paleocristiana. Il primo è costituito da due sale contigue entrambe pavimentate con 69 medaglioni, raggruppati in sette cerchi concentrici, i cui mosaici raffigurano la flora e la fauna locale. La fonte battesimale è del VI sec. La Basilica, sempre del VI sec., conserva intatte le mura del perimetro esterno, un complesso sistema di archi e la pavimentazione a mosaico.

L’Anfiteatro greco si trova invece nel centro cittadino, ai piedi dell’acropoli. Sono ancora visibili le gradinate (undici in tutto), in grado di accogliere circa 2500 persone, costruite sfruttando la pendenza naturale del sito e, nella parte sud, la piattaforma  di pietra, usata come palcoscenico, con le quinte scenografiche. Di epoca romana sono invece le Terme, l’Agorà e i Fori.
Sono visitabili anche due fortezze.

La prima, medioevale, è situata all’entrata della città antica e ha una solida pianta quadrata, la seconda, oltre il fiume sulla collina di Vivar, risale alla fine del XVII sec., con torri rotonde poste alle quattro estremità della cinta muraria, spesso circa un metro e mezzo. Questa città è dunque la meta ideale per chi non disdegna, oltre al riposo offerto dal mare, anche la possibilità di scoprire i dintorni e la loro storia.

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